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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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I nuovi dati sui tumori a Taranto
Da indiscrezioni apparse sulla stampa veniamo a conoscenza di alcuni dati relativi alla
nuova consulenza tecnica consegnata alla Procura di Taranto. La consulenza è stata
realizzata dall’oncologo Luciano Mutti e dall’epidemiologo Giovanni Baglio. Sulla
base di tali ricerche, di cui siamo venuti a conoscenza dalla stampa, le diagnosi di
cancro a Taranto sarebbero state 2.679 nel 2020, 2.101 nel 2021 e 2.345 nel 2022.
I ricoveri per tumore maligno nel comune di Taranto sarebbero stati 7.125 fra il 2020 e il
2022.
Gli esperti della Procura, relativamente al benzene, avrebbero parlato di “concentrazioni medie e picchi tali da rappresentare una condizione di pericolo per la salute
umana”.
Secondo i dati emersi, i tumori osservati si confermerebbero in eccesso rispetto a quelli
attesi. Se tutto ciò che è emerso fosse confermato, saremmo di fronte a qualcosa di
gravissimo e di assolutamente inaccettabile.
Si tratterebbe infatti della prosecuzione di una mostruosa lotteria del cancro a Taranto.
Questi soli dati, anche se nessuno di essi - ragionando per astratto - dovesse essere
essere attribuibile alle emissioni dell’ILVA, ci devono comunque portare a riaffermare
il principio di precauzione per l’autorizzazione AIA in corso. Non si
può aggiungere infatti - in una situazione gravemente compromessa - alcun nuovo peso
ambientale. Non sarebbe ragionevole proseguire nel tempo con il rischio sanitario se la
situazione fosse così grave. La lotteria va fermata. Non si può accettare un nuovo
pericolo, anche se risultasse ridotto rispetto al passato. Non si può perché esiste un
principio elementare di tutela della salute pubblica che non consente, a fronte di una
situazione attuale e immanente già così grave e inaccettabile, di proseguire l’esposizione
nel tempo a fonti emissive che costituiscano ulteriore pericolo per la salute pubblica.
Quando esiste una situazione attuale e immanente compromessa tutto ciò che potrebbe
essere magari accettabile in una condizione di normalità diventa inaccettabile in una
situazione di alto rischio, specie in un contesto di eccesso conclamato di patologie
tumorali. Solo una politica basata sul cinismo e sul disprezzo della vita umana non tiene
conto di tale basilare principio.
Per questo è ragionevolmente a chiedere - alla luce del grave quadro di compromissione
della salute pubblica a Taranto - che non sia riautorizzata la produzione dell’area a caldo
dello stabilimento ILVA, neanche per una anno.
Alla luce di queste considerazioni appare importante il fatto che sia stato ora reso pubblico
il Parere Sanitario con cui il Sindaco ha espresso “motivato dissenso al rilascio
dell’AIA”.
La pubblicazione del Parere Sanitario del Sindaco
Il Ministero dell’Ambiente (MASE) ha infatti pubblicato sul sito della procedura AIA per lo
stabilimento ILVA di Taranto, il Parere Sanitario con cui il sindaco di Taranto, Piero Bitetti,
ha detto no alla nuova autorizzazione integrata ambientale. Ce ne siamo accorti ieri, fino a
qualche giorno fa non compariva sul sito del MASE. Tale Parere Sanitario del Sindaco,
previsto dall’articolo 29-quater, comma 6 del dlgs 152/2006, è importante in quanto non è
stato tenuto in conto dal decreto AIA del Ministero dell’Ambiente (MASE), come previsto
dalla legge.
Il MASE, per giustificarsi, aveva scritto “che i pareri non favorevoli espressi, nel corso della
seduta della Conferenza di Servizi del 17 luglio 2025, dalla Regione Puglia, dalla Provincia
di Taranto, dal Comune di Taranto e dal Comune di Statte sono riferiti principalmente a
questioni che non costituiscono oggetto della Conferenza, in quanto attinenti all’assenza di
un programma che assicuri la progressiva e completa decarbonizzazione del sito
produttivo”. Ma adesso questa tesi del MASE non regge più in quanto - come si può
leggere - nel Parere Sanitario del Sindaco risultato ampi stralci dedicati alla salute, ed è
tutto finalmente è pubblico. Del Parere Sanitario del Sindaco di Taranto, inviato il 17 luglio
2025, non vi è traccia nel decreto ministeriale AIA per lo stabilimento ILVA.
PeaceLink oggi pubblicherà in home page l’intero Parere Sanitario del Sindaco di Taranto
che parla di “rischio sanitario grave, attuale e persistente, che impone a questa
Amministrazione di tradurre tali evidenze in prescrizioni vincolanti”.
Avere ignorato nell’AIA ministeriale questi riferimenti è sconcertante.
Il Sindaco, a proposito della VIS (Valutazione Impatto Sanitario) presentata dal gestore per
l’ILVA afferma:
“Il parere dell’ISS del 18/3/2025 agisce come elemento dirimente. Esso conferma che le le
integrazioni fornite dal gestore sono “parziali e insufficienti” e che le incongruenze non
sono totalmente superate”. E aggiunge, relativamente al PIC (parere istruttorio conclusivo,
collegato all’autorizzazione AIA): “Si rileva la permanenza di criticità sanitarie per le quali
non sono state ancora forniti, allo stesso istituto, sufficienti elementi a garanzia della salute
pubblica. Di fatto, con la Prescrizione n. 2 del PIC, il G.I. (Gruppo Istruttore ndr) posticipa
la valutazione complessiva degli aspetti sanitari a 3 mesi dal rilascio dell’autorizzazione,
mentre sarebbe più ragionevole subordinare il rilascio dell’AIA alla conclusione di tali
valutazioni (…) Per quanto sopra riportato il Comune di Taranto esprime il
proprio motivato dissenso al rilascio dell’AIA, comunicando che, solo a garanzia della
tutela della salute, in caso di chiusura favorevole dei lavori della Conferenza dei Servizi
odierna, il provvedimento dovrà comprendere le seguenti prescrizioni”.
Dopo di che segue un elenco di prescrizioni del Sindaco di Taranto di cui il MASE, come
già detto, non ha però tenuto conto, pur essendo chiara la normativa (dlgs 152/2006, art
29 quater, comma 6) che prevede esplicitamente che “nell’ambito della conferenza dei
servizi vengono acquisite le prescrizioni del sindaco”.
Il Sindaco aveva scritto prescrizioni su
- biomonitoraggio umano, in particolare per bambini e lavoratori;
- nuova centralina di rilevazione degli inquinanti nel quartiere Tamburi di Taranto, entro 60
giorni dall’emanazione dell’AIA;
- Valutazione di Impatto Sanitario sui lavoratori
- studio sull’impatto degli inquinanti neurotossici (piombo, vanadio, ecc.) sul neurosviluppo
dei bambini;
- un programma pluriennale di Sorveglianza Epidemiologica Attiva sulla popolazione
realizzato da ASL, ISS e Aress con costi a carico del gestore;
- revisione anticipata dell’AIA in caso di mancata riduzione del rischio
- sanzioni in caso di mancato rispetto delle prescrizioni del Sindaco
- oneri di pulizia del quartiere Tamburi e carico del gestore.
Di tutto ciò nulla è stato inserito dal MASE nel decreto AIA e pertanto PeaceLink chiede al
Sindaco di Taranto di impugnare l’AIA davanti al TAR.
Appello di PeaceLink
La necessità di impugnare l’AIA è resa ancora più urgente e necessaria per i drammatici
dati sanitari che sono trapelati in queste ore e su cui sta indagando la Procura di
Taranto. Sapere che ogni anno oltre duemila tarantini ricevono una diagnosi di cancro è
qualcosa di grave e disumano.
Di fronte a questo stato emergenziale non è accettabile un’AIA che preveda non solo la
prosecuzione della produzione dell’ILVA ma anche la riattivazione di tutti gli impianti
produttivi - attualmente fermi - dell’area a caldo, triplicando la produzione attuale e
autorizzandola per altri dodici anni.
Per ragioni umanitarie il sacrificio della popolazione di Taranto deve cessare.
Come ha scritto l’ONU, Taranto è una “macchia sulla coscienza dell’umanità”. Non è
più solo inquinamento ma disprezzo dei diritti umani. Proseguendo così viene meno il
dovere di protezione della popolazione, dovere primario sancito dalle norme internazionali.
I decisori politici pieghino le loro ginocchia davanti alla morale. E alla sofferenza.
Chi ritiene di poter proseguire in tale disprezzo per la vita di migliaia di persone viene
meno allo stesso rispetto della Costituzione Italiana. Noi andremmo al TAR per fermare la
strage e per proteggere i cittadini.
Ci auguriamo che lo faccia anche il Sindaco di Taranto se vuol essere coerente.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Da indiscrezioni apparse sulla stampa veniamo a conoscenza di alcuni dati relativi alla
nuova consulenza tecnica consegnata alla Procura di Taranto. La consulenza è stata
realizzata dall’oncologo Luciano Mutti e dall’epidemiologo Giovanni Baglio. Sulla
base di tali ricerche, di cui siamo venuti a conoscenza dalla stampa, le diagnosi di
cancro a Taranto sarebbero state 2.679 nel 2020, 2.101 nel 2021 e 2.345 nel 2022.
I ricoveri per tumore maligno nel comune di Taranto sarebbero stati 7.125 fra il 2020 e il
2022.
Gli esperti della Procura, relativamente al benzene, avrebbero parlato di “concentrazioni medie e picchi tali da rappresentare una condizione di pericolo per la salute
umana”.
Secondo i dati emersi, i tumori osservati si confermerebbero in eccesso rispetto a quelli
attesi. Se tutto ciò che è emerso fosse confermato, saremmo di fronte a qualcosa di
gravissimo e di assolutamente inaccettabile.
Si tratterebbe infatti della prosecuzione di una mostruosa lotteria del cancro a Taranto.
Questi soli dati, anche se nessuno di essi - ragionando per astratto - dovesse essere
essere attribuibile alle emissioni dell’ILVA, ci devono comunque portare a riaffermare
il principio di precauzione per l’autorizzazione AIA in corso. Non si
può aggiungere infatti - in una situazione gravemente compromessa - alcun nuovo peso
ambientale. Non sarebbe ragionevole proseguire nel tempo con il rischio sanitario se la
situazione fosse così grave. La lotteria va fermata. Non si può accettare un nuovo
pericolo, anche se risultasse ridotto rispetto al passato. Non si può perché esiste un
principio elementare di tutela della salute pubblica che non consente, a fronte di una
situazione attuale e immanente già così grave e inaccettabile, di proseguire l’esposizione
nel tempo a fonti emissive che costituiscano ulteriore pericolo per la salute pubblica.
Quando esiste una situazione attuale e immanente compromessa tutto ciò che potrebbe
essere magari accettabile in una condizione di normalità diventa inaccettabile in una
situazione di alto rischio, specie in un contesto di eccesso conclamato di patologie
tumorali. Solo una politica basata sul cinismo e sul disprezzo della vita umana non tiene
conto di tale basilare principio.
Per questo è ragionevolmente a chiedere - alla luce del grave quadro di compromissione
della salute pubblica a Taranto - che non sia riautorizzata la produzione dell’area a caldo
dello stabilimento ILVA, neanche per una anno.
Alla luce di queste considerazioni appare importante il fatto che sia stato ora reso pubblico
il Parere Sanitario con cui il Sindaco ha espresso “motivato dissenso al rilascio
dell’AIA”.
La pubblicazione del Parere Sanitario del Sindaco
Il Ministero dell’Ambiente (MASE) ha infatti pubblicato sul sito della procedura AIA per lo
stabilimento ILVA di Taranto, il Parere Sanitario con cui il sindaco di Taranto, Piero Bitetti,
ha detto no alla nuova autorizzazione integrata ambientale. Ce ne siamo accorti ieri, fino a
qualche giorno fa non compariva sul sito del MASE. Tale Parere Sanitario del Sindaco,
previsto dall’articolo 29-quater, comma 6 del dlgs 152/2006, è importante in quanto non è
stato tenuto in conto dal decreto AIA del Ministero dell’Ambiente (MASE), come previsto
dalla legge.
Il MASE, per giustificarsi, aveva scritto “che i pareri non favorevoli espressi, nel corso della
seduta della Conferenza di Servizi del 17 luglio 2025, dalla Regione Puglia, dalla Provincia
di Taranto, dal Comune di Taranto e dal Comune di Statte sono riferiti principalmente a
questioni che non costituiscono oggetto della Conferenza, in quanto attinenti all’assenza di
un programma che assicuri la progressiva e completa decarbonizzazione del sito
produttivo”. Ma adesso questa tesi del MASE non regge più in quanto - come si può
leggere - nel Parere Sanitario del Sindaco risultato ampi stralci dedicati alla salute, ed è
tutto finalmente è pubblico. Del Parere Sanitario del Sindaco di Taranto, inviato il 17 luglio
2025, non vi è traccia nel decreto ministeriale AIA per lo stabilimento ILVA.
PeaceLink oggi pubblicherà in home page l’intero Parere Sanitario del Sindaco di Taranto
che parla di “rischio sanitario grave, attuale e persistente, che impone a questa
Amministrazione di tradurre tali evidenze in prescrizioni vincolanti”.
Avere ignorato nell’AIA ministeriale questi riferimenti è sconcertante.
Il Sindaco, a proposito della VIS (Valutazione Impatto Sanitario) presentata dal gestore per
l’ILVA afferma:
“Il parere dell’ISS del 18/3/2025 agisce come elemento dirimente. Esso conferma che le le
integrazioni fornite dal gestore sono “parziali e insufficienti” e che le incongruenze non
sono totalmente superate”. E aggiunge, relativamente al PIC (parere istruttorio conclusivo,
collegato all’autorizzazione AIA): “Si rileva la permanenza di criticità sanitarie per le quali
non sono state ancora forniti, allo stesso istituto, sufficienti elementi a garanzia della salute
pubblica. Di fatto, con la Prescrizione n. 2 del PIC, il G.I. (Gruppo Istruttore ndr) posticipa
la valutazione complessiva degli aspetti sanitari a 3 mesi dal rilascio dell’autorizzazione,
mentre sarebbe più ragionevole subordinare il rilascio dell’AIA alla conclusione di tali
valutazioni (…) Per quanto sopra riportato il Comune di Taranto esprime il
proprio motivato dissenso al rilascio dell’AIA, comunicando che, solo a garanzia della
tutela della salute, in caso di chiusura favorevole dei lavori della Conferenza dei Servizi
odierna, il provvedimento dovrà comprendere le seguenti prescrizioni”.
Dopo di che segue un elenco di prescrizioni del Sindaco di Taranto di cui il MASE, come
già detto, non ha però tenuto conto, pur essendo chiara la normativa (dlgs 152/2006, art
29 quater, comma 6) che prevede esplicitamente che “nell’ambito della conferenza dei
servizi vengono acquisite le prescrizioni del sindaco”.
Il Sindaco aveva scritto prescrizioni su
- biomonitoraggio umano, in particolare per bambini e lavoratori;
- nuova centralina di rilevazione degli inquinanti nel quartiere Tamburi di Taranto, entro 60
giorni dall’emanazione dell’AIA;
- Valutazione di Impatto Sanitario sui lavoratori
- studio sull’impatto degli inquinanti neurotossici (piombo, vanadio, ecc.) sul neurosviluppo
dei bambini;
- un programma pluriennale di Sorveglianza Epidemiologica Attiva sulla popolazione
realizzato da ASL, ISS e Aress con costi a carico del gestore;
- revisione anticipata dell’AIA in caso di mancata riduzione del rischio
- sanzioni in caso di mancato rispetto delle prescrizioni del Sindaco
- oneri di pulizia del quartiere Tamburi e carico del gestore.
Di tutto ciò nulla è stato inserito dal MASE nel decreto AIA e pertanto PeaceLink chiede al
Sindaco di Taranto di impugnare l’AIA davanti al TAR.
Appello di PeaceLink
La necessità di impugnare l’AIA è resa ancora più urgente e necessaria per i drammatici
dati sanitari che sono trapelati in queste ore e su cui sta indagando la Procura di
Taranto. Sapere che ogni anno oltre duemila tarantini ricevono una diagnosi di cancro è
qualcosa di grave e disumano.
Di fronte a questo stato emergenziale non è accettabile un’AIA che preveda non solo la
prosecuzione della produzione dell’ILVA ma anche la riattivazione di tutti gli impianti
produttivi - attualmente fermi - dell’area a caldo, triplicando la produzione attuale e
autorizzandola per altri dodici anni.
Per ragioni umanitarie il sacrificio della popolazione di Taranto deve cessare.
Come ha scritto l’ONU, Taranto è una “macchia sulla coscienza dell’umanità”. Non è
più solo inquinamento ma disprezzo dei diritti umani. Proseguendo così viene meno il
dovere di protezione della popolazione, dovere primario sancito dalle norme internazionali.
I decisori politici pieghino le loro ginocchia davanti alla morale. E alla sofferenza.
Chi ritiene di poter proseguire in tale disprezzo per la vita di migliaia di persone viene
meno allo stesso rispetto della Costituzione Italiana. Noi andremmo al TAR per fermare la
strage e per proteggere i cittadini.
Ci auguriamo che lo faccia anche il Sindaco di Taranto se vuol essere coerente.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink